Quale futuro??

 

 

 Da recenti notizie di stampa sembra che nel 2013, a seguito del Decreto Ministeriale 430 del 15/12/2011, la ferrovia Fano-Urbino passerà da RFI-FS alla provincia di Pesaro Urbino .

L’obbiettivo dell’ attuale dirigenza politica sarà così realizzato.

Tale acquisizione rappresenta un regalo inatteso per il gruppo FS Holding che si sbarazza di una linea , a suo vedere poco interessante, visto che la dirigenza FS incentra il suo scopo primario solo nell’Alta Velocità e non vuole investire risorse nel trasporto regionale locale.

Atteggiamento diametralmente opposto si verifica sulla linea interna per Ascoli ove miglioramenti di tracciato e soprattutto l’elettrificazione sono stati approvati e portati al termine con il concorso della Regione Marche e RFI-FS.

Da notare , soprattutto, la “colpevole disattenzione” della politica locale che ha permesso con il suo “non agire” l’inevitabile degrado della ferrovia metaurense: unici interventi qualche Ordinanza dei Sindaci per la pulizia ambientale dalla vegetazione infestante.

Solo recentemente l’Amministrazione ferroviaria ha compiuto il risanamento di alcuni ponti e la recinzione delle gallerie per motivi di sicurezza e di responsabilità verso terzi.

Con l’acquisizione della ferrovia metaurense la provincia di Pesaro e Urbino, oltre al terrtorio,  dovrà però anche  farsi carico delle spese di manutenzione, messa in sicurezza e decoro delle opere presenti nel tracciato: quale migliore soluzione se non scaricare tali oneri ai Comuni competenti?

A nostro giudizio questa soluzione non ci sembra quella ideale: già le lamentele per la mancanza di fondi per gestire le spese ordinarie sono generali e comuni a tutti; figuriamoci poi imporre ai cittadini un aumento di tasse per gestire un’opera che trasformata e gestita come pista ciclabile non genererà un solo euro all’economia locale .

Quest’idea del presidente Ricci di realizzare una “spettacolare pista ciclabile” fa acqua da tutte le parti ; di più, si afferma ora di riutilizzare i binari tra Canavaccio ed Urbino per il “Straurbino Express” sorta di draisina ferroviaria realizzata con l’unione di due biciclette utilizzata per il divertinento dei turisti sulla tratta.

I soci FVM, assolutamente estranei a tale iniziativa, sono oltremodo perplessi riguardo al corretto funzionamento ed alla sicurezza di tale “mezzo” che viene reclamizzato come adatto a gare ciclistiche e gite familiari. In Europa esistono draisine a pedali (“velorail” con ruote in ferro) da utilizzare su ferrovie dimesse ma si tratta di mezzi di ben diversa progettazione ed usati su tratte pianeggianti o pochissimo acclivi.

Ci si domanda, poi, come il tracciato sia diventato improvvisamente ideale per tale scopo, visto che lo stesso era stato definito, dagli esperti della provincia, in stato di degrado tale da sconsigliare nella maniera assoluta il suo utilizzo; adesso, invece, la struttura è ritenuta idonea alla circolazione; ma chi pagherà la messa in opera? E con quali risorse ?

La verità è ben altra: dismettendo la ferrovia si aprono le porte alla speculazione edilizia visto che le aree di stazione , molto appetibili, sono nei centri dei paesi e questo è solo un esempio.

Convertire le rotaie in pista ciclabile (od altro) è solo un “alibi” per ulteriori cementificazioni ed altre operazioni volte a favorire il bene di pochi contro l’interesse di tutti.

Che una cosa sia chiara a chi legge queste righe.

Negare la possibilità di ripristinare una moderna ferrovia nella valle metaurense vuol dire:

– rinunciare ad un Trasporto Locale per passeggeri e merci economicamente sostenibile ed ecologicamente corretto.

 – rinunciare allo sviluppo ed al rafforzamento di attività economiche legate al turismo (vedere  la proposta della Società russa Intorgimpex con il Treno dei Sapori, vetrina mobile delle eccellenze produttive delle Marche).

– rinunciare ad un efficiente collegamento delle comunità dell’interno con la grande viabilità costiera, con tutte le conseguenze immaginabili.

– rinunciare a proteggere e promuovere i valori ambientali del territorio nelle sue tradizionali componenti.

-rinunciare alla possibilità e capacità di spostamento dei soggetti più deboli ( poveri,    anziani e portatori di handicap) diritto stabilito dalla Costituzione dello Stato Italiano.