Riattivare la ferrovia per evitare la morte dell’entroterra
Comunicato stampa FVM 20161028
Iniziamo con un minimo di riferimenti storici per inquadrare la vicenda della nostra ferrovia.
Nel 2009 il Consiglio Provinciale di Pesaro e Urbino, considerata la situazione del trasporto nella provincia, con delibera unanime 15/2009 da mandato al Presidente della Giunta di assumere una serie di iniziative finalizzate al ripristino della ferrovia Fano Urbino.
Ciò costituisce uno straordinario atto politico perché , votato all’unanimità , manifesta la volontà di tutte le forze politiche , di tutti i consiglieri rappresentanti l’ intera provincia pesarese.
E’ il primo documento decisionale riguardante la ferrovia Fano Urbino a partire dal 1987, anno della sua sospensione dal servizio, ed è vincolante anche per le amministrazioni successive.
Invece l’anno seguente, il nuovo presidente eletto della provincia Matteo Ricci, al posto di ottemperare ciò che era stato deliberato, scrive personalmente al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con l’intenzione di resuscitare l’iter di dismissione ,sospeso e annullato dal 2005 in attesa della formazione di un tavolo tecnico, perché vuole realizzare sul tracciato ferroviario …. una pista ciclabile.
Tale infausta operazione si concluderà nel 2011 con il DM di dismissione firmato dal Ministro Passera. Da quel momento la ferrovia entra in un limbo istituzionale perché pur essendo integra nelle sue componenti ( sedime,binari,ponti e gallerie) non è più soggetta ai vincoli del DPR 753/80 del Regolamento di Polizia Ferroviaria con RFI-FS non più obbligata a garantirne la percorribilità e l’accessibilità .
Altra grave conseguenza: cadono i vincoli di edificabilità nelle fasce di rispetto.
Quindi possiamo considerare la richiesta iniziale di Ricci l’origine di tutti i mali della ferrovia Metaurense.
Quello che è ancor più grave è che, senza alcun supporto tecnico ma basandosi solo su considerazioni e supposizioni personali, l’attuale sindaco di Pesaro decide autonomamente che i paesi della Valle del Metauro ,Urbino e l’intero Montefeltro avrebbero dovuto fare a meno per sempre della ferrovia connessa alla linea adriatica, asse principale di collegamento fra Nord e Sud , e di conseguenza rinunciando al collegamento con l’intera Nazione !
Nella scorsa legislatura regionale, inoltre, il consigliere pesarese del PD Mirco Ricci tenta invano di acquisirla cercando di impegnare la Regione con una spesa di alcuni milioni di euro; sul finire della legislatura il consigliere regionale dei Verdi Cardogna, invece, riesce a far approvare una mozione che chiede di revocare la dismissione. Un dirigente del ministero poi la respinge con motivazioni prive di fondamenti tecnici.
Adesso è il turno del consigliere pesarese del PD Biancani, Presidente della commissione trasporti.
L’ultima sua mozione è un ravvedimento: finalmente la Regione Marche, Ente preposto alla programmazione e pianificazione del trasporto pubblico, con tale provvedimento si mette in marcia verso la riattivazione della ferrovia.
Ma la mozione è ancora troppo timida, troppo ambigua. Da una parte il proponente pone la possibilità di riattivare la ferrovia, dall’altra non si capisce quale sarà l’assunzione di impegno, da parte della Regione; si conclude addirittura con la ventilata ipotesi a farci qualcos’altro.
La Regione ha compreso l’utilità trasportistica, sociale e ambientale della ferrovia?
Ha percepito le enormi potenzialità turistiche di una linea che da Fano conduce ad Urbino attraverso un territorio come la Valle del Metauro?
Non deve fare altro che perseguire quella scelta iniziale mediante le sedi istituzionali e trovare le forme di finanziamento.
Non possiamo permetterci di sbagliare ancora come è stato per la mancata ricostruzione della Urbino -Sant’Arcangelo di Romagna e lo smantellamento della Pergola -Fermignano. Il vuoto di connessioni ferroviarie che affligge le alte Marche può essere colmato solo attraverso il recupero della metaurense.
Purtroppo la provincia di Pesaro è Urbino è un territorio mal governato: troppo indifferente alle esigenze più che legittime dell’interno, troppo sbilanciato a tutelare gli interessi della costa .
Anche una pista ciclabile sul tracciato ferroviario, sarebbe destinata alle passeggiate degli abitanti della costa più che a rendere un servizio agli abitanti dell’entroterra.
Le aree interne vengono poco considerate: questa non è una politica ne’ giusta ne’ lungimirante.
La conseguenza è riscontrabile nel fatto che i paesi interni si stanno sempre più spopolando a causa dell’indebolimento delle attività economiche: soprattutto agricoltura, allevamento e turismo; il territorio è sempre meno controllato ed esposto a rischi ambientali come incendi e dissesti idrogeologici.
Altre problematiche coinvolgono la vita sociale e i servizi collettivi: trasporti, sanità ed istruzione sono sempre più costosi e mostrano allarmanti crepe nel sistema. Nel contempo le città sono e saranno sempre più congestionate.
Solo una ferrovia integrata con un buon trasporto su gomma è in grado di realizzare il cambiamento nello sviluppo e modernità di collegamento con il resto del Paese, affinché le persone restino e tornino a vivere nei paesi dell’entroterra.
La distribuzione della popolazione in modo più equilibrato porterebbe benefici a tutti.
Se vogliamo che si possa guardare al futuro con ottimismo la politica ha il dovere di perseguire scelte lungimiranti e costruttive.
Associazione Ferrovia Valle Metauro