LETTERA DA INVIARE AI CONSIGLIERI REGIONALI

AMICI DELLA FERROVIA FANO URBINO, ADESSO E’ IL VOSTRO MOMENTO, DI SEGUITO LA LETTERA E GLI INDIRIZZI DEI CONSIGLIERI REGIONALI AI QUALI DOVRETE INVIARE QUANTE PIU’ E.MAIL POSSIBILE PER CONVINCERLI A VOTARE LA MOZIONE PER LA REVOCA DELLA DISMISSIONE  entro martedì 10 febbraio p.v.

Gentilissimo Consigliere,

ci rivolgiamo a Lei in occasione della discussione in aula della mozione sulla revoca del decreto di dismissione ed in ultima istanza sulla riapertura della Ferrovia Fano Urbino, presentata dai Verdi nella persona di Adriano Cardogna come primo firmatario e sottoscritta da altri  in particolar modo dal Presidente del Consiglio Regionale Solazzi.

http://www.consiglio.marche.gov.it/banche_dati_e_documentazione/atti_di_indirizzo_e_controllo/mozioni/pdf/moz760_9.pdf

Come avrà potuto notare dalla stampa locale di questi giorni, vi sono due posizioni contrapposte: una che, secondo il più recente e politicamente corretto sentimento popolare verso le opere infrastrutturali, privilegia la ristrutturazione, ammodernamento e ripristino della linea con fini turistici e di trasporto; l’altra, in definitiva a favore del trasporto su gomma, che vorrebbe invece cancellare definitivamente la ferrovia dividendola in due, la Fano-Fossombrone trasformata in pista ciclabile in grado di accogliere altri sottoservizi ( banda larga, gas, un nuovo acquedotto) e la Fermignano-Urbino trasformata in servizio (ludico) di bici-treno.


Giova ricordare che il sedime è integro, le opere d’arte in ottimo stato, le stazioni centrali nei paesi serviti e la popolazione numerosa (bacino superiore alle 120000 unità, Pesaro esclusa). Non si ipotizza quindi il recupero di qualcosa di distrutto e difficilmente ricostruibile, ma di una linea i cui lavori di rinnovo sono molto simili a quelli di una manutenzione pesante su una linea in esercizio. Degno della massima considerazione assume il recentissimo accordo tra il Ministero dell’Economia e la Banca Europea per gli Investimenti avente come oggetto uno stanziamento di 950Mil per l’am- modernamento delle reti ferroviarie regionali o complementari.


A tale fonte si può ricorrere anche per la ferrovia Metaurense in caso dell’auspicata recessione dalla dismissione.


La popolazione dell’Alto Metauro si è sensibilizzata a favore del ripristino tout court della ferrovia al fine di interrompere l’ormai insostenibile isolamento di Urbino e della valle. Non si dimentichi che uno dei fattori che ha causato la eliminazione di Urbino quale capitale europea della Cultura 2019 è stata proprio la mancanza di un collegamento ferroviario stabile con il sistema nazionale di trasporto su rotaia (Matera, che ha vinto, lo ha con Bari).


Bisogna anche tenere in considerazione che abbiamo in corso di esecuzione un progetto aggiornato di ripristino (a nostra cura tramite una società di ingegneria ferroviaria di primaria importanza), con conseguente utilizzo del tracciato esistente, a difesa e preservazione dell’ambiente vallivo. La cosa risulta molto interessante visto che fino ad ora, a parte lo studio economico della SVIM, nessuno studio infrastrutturale ha analizzato il tema chiave delle condizioni tecniche della linea e quindi ogni decisione presa fino ad ora è stata attuata al buio e spesso sulla base di dati fantasiosi suggeriti oralmente da chi è sfavorevole al ripristino.


Stride con il buon senso la volontà di distruggere una infrastruttura ferroviaria a favore di una ben più banale pista ciclabile o peggio pensare di servire Urbino nel periodo estivo con un carrello a pedali degno dei cartoni animati; il tutto nel quadro di una pressoché impossibile futura realizzazione di un collegamento tipo metro tranvia di superficie, perpetuando l’isolamento del Montefeltro.


Siamo certi che Lei in qualità di Amministratore della cosa pubblica è conscio delle difficoltà e degli enormi costi cui andrebbero incontro le generazioni future se necessiteranno della costruzione di una nuova linea in diversa sede e si troverà con noi d’accordo su tali motivazioni, votando a favore della mozione in oggetto.


In tal modo non si distruggerà ciò che abbiamo e che non potrebbe mai più essere riproposto con gli intenti originari di collegamento dai tempi dell’Unità d’Italia se non a costi esorbitanti e con impatto inaccettabile sul territorio.


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